lunedì 10 novembre 2008

Calcio d'angolo: Mourinho, così non va


Nasce oggi la rubrica "Calcio d'angolo", che vi terrà compagnia una (o magari anche più) volte al mese, sperando che sia di vostro gradimento.

jose mourinho

Mourinho zittisce i tifosi nerazzurri stipati in «balaustra», ma il gesto è da rivolgere a tutti coloro che lo criticano, compreso Sconcerti. I motivi delle critiche? Il gioco – e, soprattutto, i gol – che non arriva(no) (non che con Mancini le cose andassero in maniera diversa…), la difesa di ferro vista in estate scioltasi come neve al sole con l’arrivo dei primi freddi, curiose ostinazioni tattiche (Quaresma titolare, il 4-2-4) ma, soprattutto, un protagonista che ha fatto storcere il naso a più d’un giocatore.

GIOCO E GOL
– In Inghilterra il Chelsea giocava con un 4-3-3 assai flessibile, che diventava 4-5-1 in fase di non possesso della sfera. Per attuare tale modulo fondamentali si rivelavano Drogba, classico centravanti in grado di far reparto da solo, e Lampard, che con i suoi costanti inserimenti garantiva un quantitativo di gol da seconda punta: i numeri parlano di 19, 20 e 21 gol nelle tre stagioni trascorse sotto la guida dello «Special One», le tre migliori annate sotto il profilo realizzativo per il nipote di Harry Redknapp. In Italia ha trova una squadra completamente diversa, abituata a giocare con il rombo manciniano e pertanto priva di ali, eccezion fatta per l’attempato – e accentrato – Luis Figo, più a suo agio dietro le punte che sulle fasce sotto la guida del tecnico jesino. Le ali sono arrivate: l’incostante Mancini e lo strapagato Quaresma. Ebbene, il primo, che va ad intermittenza anche durante i 90’ di gara (ma che s’intende a maraviglia con Ibra) si divide tra campo e panchina, il funambolo portoghese invece è sempre in campo, salvo poi andarsi a sedere in panchina nella ripresa. Il giocatore non è scarso, solo che il calcio portoghese ha ritmo diversi rispetto a quello italiano, e lui sta impiegando parecchio tempo ad ambientarsi, mostrando comunque segnali (spesso praticamente impercettibili) di crescita. A centrocampo poi, visto il mancato arrivo di Lampard, Mourinho si è ritrovato senza il centrocampista-goleador necessario per la messa in pratica del collaudato 4-3-3. Ed è qui che nascono i problemi dell’Inter: senza Lampard il tecnico portoghese ha provato diverse soluzioni, tra le quali il posizionamento di Vieira sul centrosinistra (contro l’Udinese) alla ricerca di un uomo capace di inserirsi in zona-gol con i tempi giusti. Vieira però è un mediano il cui record di gol in carriera è sei, ed era la stagione 2004-05, l’ultima con la maglia dei Gunners. A gara in corso contro l’Udinese è stato provato pure Stankovic, jolly di centrocampo con maggiore affinità con il gol rispetto a Vieira, ma comunque diverso da Lampard per caratteristiche. Hamsik sarebbe la soluzione ai problemi nerazzurri, intanto, per ovviare alle scarse capacità realizzative dei centrocampisti, Mourinho ha prova anche il 4-2-4, con risultati non certo incoraggianti: i gol arrivano (tra Reggio e Larnaca sei reti in due partite), ma non portano la firma degli attaccanti: Cruz e Balotelli gli unici uomini d’attacco in gol nelle due trasferte. Nulla di grave se la prima punta segnasse con regolarità, ma il problema maggiore di questa Inter è che Mourinho ha scelto come prima punta Ibrahimovic: forte fisicamente, tecnicamente dotatissimo, ma con un difetto di enorme gravità per un centravanti, la mancanza totale di killer-instinct, che è una cosa con cui si nasce e che non si può assolutamente imparare. Tra le fila nerazzurre ne sono fortunatamente dotati più giocatori, a cominciare da Adriano, passando per Cruz e chiudendo con Crespo. Con ognuno di questi tre Mourinho ha avuto degli screzi, dovuti soprattutto ad un eccessivo protagonismo che lo porta alla continua ricerca delle prime pagine dei quotidiani, che va bene per distogliere l’attenzione dai problemi della squadra, ma che non va usato in maniera smodata.

PROTAGONISMO
– Il «Mago di Setubal» spesso esagera quando, pur di dimostrare la sua importanza per le squadra, prende decisioni che spesso nuocciono all’ambiente, oltre che al risultato. In ordine cronologico, si può partire dalle scaramucce avute con Crespo ad inizio stagione: Mou non lo voleva, e lo ha di fatto messo fuori squadra, escludendolo dalla lista Champions e spedendolo a ripetizione in tribuna. Crespo non rientrava nei suoi piani, e questa è una giustificazione per il tecnico, ma dargli così poca considerazione è stata un’esagerazione. Ancor più esagerata la reazione avuta nei confronti di Cruz, messo in campo contro il Genoa al 55’ e punito per… non aver segnato il gol-vittoria. Il tecnico di Setubal ha incolpato l’argentino di non aver allargato il gioco (non esattamente il compito di una prima punta) e, anziché limitarsi a tenerlo in panchina nella gara successiva come avrebbe fatto qualunque altro allenatore, l’ha addirittura messo fuori squadra. Provvedimento curiosamente non preso nei confronti dei più giovani – ed esuberanti – Balotelli ed Obinna, anch’essi rimproverati dopo il match con i rossoblù ma regolarmente presenti nell’elenco dei convocati per la successiva gara contro la Fiorentina. Immediatamente successiva ad Inter-Genoa anche l’esclusione di Adriano, punito per essersi presentato in ritardo agli allenamenti. La causa? Una notte passata in discoteca. Il provvedimento ci sta tutto: Adriano, per tornare Imperatore, ha bisogno di passare più tempo sul rettangolo verde che nei locali notturni. Il brasiliano ha accettato la punizione, allenandosi con voglia e regolarità fino al rientro, avvenuto mercoledì scorso nell’amichevole contro la seconda squadra del Watford. In campo c’erano anche altri componenti della prima squadra, uno su tutti Samuel, per cui si trattava dell’ultimo test prima del definitivo rientro da titolare, puntualmente avvenuto contro l’Udinese. Contro i friulani anche Adriano sognava il ritorno in prima squadra, ma Mourinho l’ha gelato: «Convocherò Adriano quando sarà il momento di farlo», che più o meno significa «Io sono l’allenatore, e faccio ciò che voglio, anche illudere i miei giocatori». Contro l’Udinese, poi, un centravanti dal primo minuto avrebbe fatto assai bene ai nerazzurri, ma Mourinho ha deciso di continuare per la propria strada, che pare anche quella scelta dalla dea bendata: due successi nel recupero in altrettante partite per l’Inter, che farebbe bene a cambiar marcia, visto che la fortuna non durerà in eterno.
Antonio Giusto - Calcio d'angolo

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